mercoledì 2 aprile 2014

LISTOGRAPHY - Your favorite books

The Life In A Year



Ovvero i miei libri preferiti. E qui c'è molto da dire.

"Dracula" di Bram Stoker. Il capolavoro gotico per eccellenza.

"Il ritratto di Dorian Gray"
"Il fantasma di Canterville" 
"The ballad of Reading Gaol" tutti e tre capolavori di Oscar Wilde. Tutti e tre libri unici e straordinari. 

"Amabili resti" di Alice Sebold. Leggetelo e ve ne innamorerete (anche se avete visto il film). E piangerete.

Tutti i romanzi di Patricia Cornwell con protagonista Kay Scarpetta. "Postmortem", il primo romanzo, è del 1990; l'ultimo "Polvere" del 2013. Ventitrè anni in compagnia di Kay te la fanno sentire un po' una zia.

"Criminal Profiling" di Massimo Picozzi e Angelo Zappalà. Ovvero tecniche di analisi della scena di un crimine per creare l'identikit psicologico e comportamentale dell'aggressore. Non è un libro leggero ma, se vi piace la criminologia, vi consiglio di leggerlo. 

"Il vampiro Lestat" di Anne Rice. Nella serie de "Le Cronache dei Vampiri" questo è il romanzo interamente incentrato sulla figura di Lestat: affascinante come il protagonista, fa luce su alcuni aspetti caratteriali e psicologici di Lestat -appena accennati in "Intervista col Vampiro"- e ne racconta la storia.

"Mind Hunter" di John Douglas. Douglas è uno dei più famosi criminal profiler e ci racconta il suo lavoro attraverso i fatti di sangue su cui ha indagato. Non è solo il racconto dei serial killer a cui ha dato la caccia durante la sua carriera, ma anche il racconto di uomo e dei meccanismi che la mente assume quando si trova a stretto contatto con il male.

"Donne che amano troppo" di Robin Norwood. Da leggere per capire qual'è il meccanismo di assuefazione che intrappola in una relazione sbagliata, con un partner inadeguato o non disponibile, per la quale spendiamo tutte le nostre energie pur consapevoli che non va bene e non ci fa bene. 

"Il grande Gatsby" di Francis Scott Fitzgerald. Come scritto dal suo biografo Andrew Le Vot, Fitzgerald "riflette, meglio che in tutti i suoi scritti autobiografici, il cuore dei problemi che lui e la sua generazione dovettero affrontare... In Gatsby, pervaso com'è da un senso del peccato e della caduta, Fitzgerald assume su di sé tutta la debolezza e la depravazione della natura umana".


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